Intervista a Mauro Marè, presidente MEFOP, a cura di Gianni Ferrante, pubblicata su previnforma.it il 19 gennaio 2013.
Cominciamo a definire i termini della questione relativa al rapporto tra investitori istituzionali e strumenti finanziari a sostegno del sistema paese.
L’obiettivo primario dei Fondi pensione è l’offerta di prestazioni adeguate per gli iscritti. Tuttavia, date le risorse raccolte dai Fondi (a fine settembre 2012 il patrimonio ammonta a circa 97 miliardi di euro) e la perdurante fasi di stallo dell’economia italiana, ci si domanda se i Fondi pensione possano contribuire a rilanciare la crescita e lo sviluppo del sistema Paese, soprattutto in considerazione del fatto che il legislatore ha individuato nel Tfr la fonte principale per il finanziamento delle posizioni di previdenza complementare, di fatto privando le imprese di una fonte di autofinanziamento a basso costo.
Che tipi d’investimenti attuano i Fondi pensione?
Al momento, le risorse dei Fondi pensione italiani sono prevalentemente investite in strumenti tradizionali (azioni e obbligazioni). I dati della Covip sull’allocazione geografica degli investimenti evidenziano che, con riferimento alla componente azionaria, una quota irrilevante del patrimonio è investita nel nostro Paese. Tale evidenza è spiegata dalla struttura del tessuto produttivo italiano, costituita prevalentemente da piccole e medie imprese, con notevoli difficoltà di accesso ai mercati finanziari nonché di accesso al credito. Peraltro, il peso dell’Italia negli indici globali, utilizzati dai Fondi pensione per la gestione delle risorse, è marginale, data la bassa capitalizzazione di borsa. Con riferimento alla componente obbligazionaria, i dati evidenziano invece che i Fondi pensione, in particolare quelli negoziali, sono fortemente esposti ai titoli del debito pubblico italiano.
Le ristrettezze del mercato borsistico italiano si fanno sentire. È un dato che non danneggia l’aderente al Fondo pensione, ma le risorse derivanti dagli investimenti finiscono per la gran parte fuori dal Paese.
Nei paesi in cui la previdenza complementare è maggiormente sviluppata e i mercati finanziari sono più evoluti, l’home bias (la preferenza per i titoli domestici) è particolarmente significativa e raggiunge valori ben più elevati di quelli relativi al nostro sistema di previdenza complementare.
Veniamo al tema specifico dei possibili strumenti finanziari che potrebbero essere funzionali allo sviluppo.
C’è un problema sia dal lato della domanda sia dal lato dell’offerta. L’investimento in strumenti che consentono di veicolare risorse al sistema Paese (private equity, infrastrutture,…) presenta elevate complessità gestionali e richiedo expertise e competenze specifiche, per le quali i Fondi pensione devono ancora strutturarsi. Dall’altro canto, l’offerta (sia pubblica che privata) non è stata ancora in grado di prevedere strumenti che soddisfino le specifiche esigenze dei Fondi pensione (ad esempio, valorizzazione), che lamentano quindi la mancanza di prodotti adatti attraverso cui veicolare risorse al sistema produttivo italiano.
Quindi, quali possibili soluzioni?
Occorre innanzitutto individuare strumenti che consentano di coniugare la redditività con le ricadute positive sull’economia italiana. Tuttavia tali strumenti devono essere identificati nel quadro legislativo attuale, senza prevedere vincoli di portafoglio ma ricorrendo solo a scelte volontarie degli investitori istituzionali.
E titoli di Stato ad hoc, a lunga scadenza?
Una soluzione pubblica, attraverso l’emissione di titoli a lungo termine con un’indicizzazione reale, seppur potenzialmente in grado di soddisfare le esigenze degli investitori previdenziali, appare tuttavia poco praticabile dal punto di vista dei costi, dato l’attuale scenario della finanza pubblica italiana.
A volte si chiama in causa la Cassa Depositi e Prestiti.
Un intervento della Cassa Depositi e Prestiti, spesso invocato in tale contesto, di fatto non risolverebbe il problema dei costi. Peraltro un’eventuale operazione andrebbe ben definita nei meccanismi di funzionamento e nella governance.
Quindi, allo stato, sembra preferibile una soluzione proveniente dal mercato?
La soluzione di mercato appare al momento quella più facilmente percorribile. È attualmente in corso un confronto, tra operatori specializzati e investitori previdenziali, finalizzato a individuare le caratteristiche che uno strumento finanziario, dedicato a convogliare risorse al sistema Paese, dovrebbe presentare. In tale ambito, assumono particolare rilevanza aspetti quali i costi, la presenza di garanzie, la governance e i sistemi di controllo, su cui l’attenzione dei Fondi è sempre particolarmente elevata.